Secondo Mario Piccialuti, direttore di Unione Italiana Food, “Lo sciopero dei trasportatori, che protestano contro il prezzo insostenibile dei carburanti, è l’ultimo collo di bottiglia di una situazione che va avanti da mesi ed ha però costretto fin da oggi molte imprese a chiudere le proprie linee di produzione per mancanza delle materie prime o per impossibilità di consegnare il prodotto finito, causando danni per milioni di euro non solo alle imprese ma a tutto il tessuto sociale che ruota attorno a esse.”
La crisi internazionale si aggiunge a una condizione particolarmente critica che è stata definita la tempesta perfetta, data dall’aumento esponenziale dei costi delle materie prime, dell’energia (con un’inflazione in UE sugli energetici di oltre il 28% da inizio anno) e del petrolio (vicino ai massimi dal 2014), che ha costretto le aziende a una serie di sforzi per fronteggiare gli inevitabili aumenti in termini di costi di produzione e di prezzo del prodotto a scaffale.
Gli effetti della crisi internazionale sono marcati anche sulle materie prime. In primis su quelle interessate dal conflitto (frumento, mais e soia), ma ulteriori rincari, oltre a quelli già avvenuti da diversi mesi a questa parte, potrebbero interessare caffè verde, uova e zucchero grezzo, solo per citarne alcuni. Tutti prodotti le cui quotazioni sono ai massimi storici da alcuni mesi per l’effetto combinato dei cambiamenti climatici e della cosa all’accumulo di beni essenziali da parte di alcuni Stati.
Russia e Ucraina sono due Paesi importanti per l’export dei prodotti alimentari italiani, con una stima di circa 850 milioni di euro nel corso del 2021, dei quali più di un terzo fanno capo ad aziende aderenti a Unione Italiana Food. In particolare, tra i settori maggiormente colpiti ci sono: il caffè italiano per il 40% del totale export (per un valore di 68 mio di euro), il cioccolato per il 20% (per un valore di 33 mio di euro) la pasta per il 13% (per un valore di 22 mio di euro), prodotti da forno per il 12% (per un valore di 21 mio di euro). La chiusura di alcuni porti del Mar Nero e del Mare di Azov rappresenta quindi un forte freno per l’offerta.
A questo si aggiungono i recenti e forti effetti inflattivi che stanno causando una sensibile contrazione dei consumi.
Di fronte a una situazione drammatica, le aziende di Unione Italiana Food lanciano oggi un grido di allarme. “Esprimiamo fortissima preoccupazione per una crisi inedita e destabilizzante, che rischia di diventare insostenibile per le aziende di un settore trainante come quello alimentare del made in Italy”, afferma Piccialuti.
Unione Italiana Food è la più grande associazione di categorie alimentari in Europa. Rappresenta 450 imprese, tra grandi parchi e PMI radicate sul territorio, danno lavoro a 65.000 persone e sviluppano un fatturato di oltre 40 miliardi di euro, di cui 12 miliardi di export. Parliamo di circa 800 brand che finiscono sulle tavole degli italiani e degli amanti del cibo italiano di tutto il mondo. Tra i 20 settori merceologici di Unione Italiana Food, caffè, pasta, cioccolato, gelati, prodotti da forno (e da ricorrenza, come Pandoro e Panettone), confetteria e chewing gum, surgelati, sottoli e sottaceti, salse, sughi e condimenti, minestre, confetture e miele, alimenti per la prima l’infanzia, integratori, alimentari, ortofrutta fresca confezionata, nettari di frutta e ortaggi, tè, infusi e tisane, spezie ed erbe aromatiche.