Quanta pasta si mangia nel mondo? E dove il gradimento per la pasta è più grande o mostra la crescita più marcata? Il World Pasta Day 2019 è l’occasione per fare il punto su presente e futuro di questo alimento.
La prima buona notizia del World Pasta Day 2019 è che il Pianeta ha sempre più fame di pasta: in 10 anni il consumo di spaghetti &co è quasi raddoppiato, da quasi 9 a circa 15 milioni di tonnellate annue. E l’Italia resta il punto di riferimento per produzione export e consumi: ogni italiano ne consuma ben 23 kg all’anno, staccando in questa speciale classifica precediamo Tunisia, 16 kg, Venezuela, 12 kg e Grecia, 11,2 kg.
Ma c’è di più: è italiano 1 piatto di pasta su 4 mangiati nel mondo – Con 3,4 milioni di tonnellate di pasta prodotte dai nostri pastifici, l’Italia si conferma anche nel 2018 leader mondiale della pasta, davanti a USA, Turchia, Brasile e Russia. Forti di un primato riconosciuto nell’arte della pasta, più della metà della produzione italiana (il 58%) finisce all’estero. I paesi dove esportiamo di più sono Germania, Regno Unito, Francia, Stati Uniti e Giappone, mentre i mercati strategici da dove arrivano le performance più importanti del 2019 sono Arabia Saudita, (+90%), Emirati Arabi Uniti (+25%), Cina (+22%) e Australia (+16%).
Un primato che i pastai italiani difendono puntando su innovazione e qualità: in questi ultimi anni i pastifici italiani (un settore che conta 120 imprese, dà lavoro a 7.500 addetti e genera 4,8 miliardi di Euro) stanno investendo in media il 10% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo per rendere gli impianti sempre più moderni, sicuri e sostenibili e intercettare tendenze, cambiamenti degli stili di vita, nuove frontiere del gusto e della nutrizione, per garantire a tutti un piatto di pasta a prova di ogni esigenza. E così accanto alla tradizionale pasta gialla (ne esistono oltre 300 formati e rappresenta circa il 90% del mercato), ecco l’integrale (con tassi di crescita nel nostro paese prossimi al 20%), il gluten free, quelle con farine alternative e superfoods (spezie, kamut, legumi, farro). E, addirittura, quella realizzata con la stampante 3D.
Numeri a parte, assieme alla pasta l’Italia ha creato e portato nel mondo un modo iconico di cucinarla e mangiarla, che unisce gusto, e creatività, passione per il buon cibo, attenzione al benessere. E forse è questo il vero segreto del suo successo mondiale. Non a caso, un recente studio dell’Università del Minnesota certifica che, anche grazie alla pasta, il nostro paese è quello che ha la maggior influenza sui palati globali. Secondo la ricerca, che ha analizzato dati Euromonitor e elenchi dei ristoranti provenienti da Tripadvisor, siamo infatti leader per distacco nel ranking dei più grandi esportatori di cultura culinaria e di cibi tipici al mondo, con una “bilancia commerciale” che supera i 168 miliardi di dollari, più del triplo di quella del Giappone, secondo classificato.
Arriva dagli Stati Uniti, patria delle diete iperproteiche, un altro segnale simbolico. L’U.S. News & World Report ha eletto la Dieta Mediterranea, di cui la pasta è elemento imprescindibile, “migliore dieta del mondo” del 2019, vincitrice su 41 diverse alternative con un punteggio di 4,2 su 5.
Tutto bene, ma non del tutto: l’eccezione che conferma la regola arriva proprio dall’Italia. Dove la pasta, in tutte le sue variazioni sul tema, resta imprescindibile sulle nostre tavole (v. Focus 1), ma ci sono preoccupanti segnali di un progressivo allontanamento della popolazione dalla Dieta Mediterranea. Solo il 41% della popolazione del Nord Italia mangia seguendo questo modello, appena il 16,8% nel Centro Italia e il 42,1% nel Sud del Paese (Fonte: European Journal of Public Health). E iniziative come “Al Dente” potrebbero invertire questo pericoloso trend.