Pasta sostenibile: il settore investe ogni anno oltre mezzo miliardo di euro. Dal 2013 ridotti del 20% i consumi idrici e del 21% l’emissione di anidride carbonica

Oggi per gli italiani la nuova cultura del cibo passa dal rispetto per l’ambiente. Negli ultimi anni è cresciuta l’attenzione verso un’alimentazione più sana e sostenibile, un trend che si è rafforzato durante la pandemia: quasi 9 su 10 dichiarano di prestare attenzione agli aspetti di sostenibilità quando sono al supermercato (Fonte: ricerca Unione Italiana Food). La pasta è amica del pianeta con un impatto ambientale, dalla produzione alla trasformazione fino al consumo, decisamente basso (1 mq globale, vale a dire la misura dell’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate durante la produzione) per una porzione di pasta di 80 grammi e un’impronta ecologica minima, appena 150 grammi di CO2 equivalente.

 

Se un alimento tipico della tradizione, consumato da tutti gli italiani o quasi (99%), in media circa 5 volte a settimana per un totale di 23 kg annui pro capite, riesce a mantenersi protagonista della spesa, è anche per la sua capacità di rispondere alle esigenze del consumatore, di interpretare tendenze, cambiamenti degli stili di vita e nuove frontiere green e sostenibili. I pastai difendono il loro primato puntando su innovazione e qualità: il settore (che conta quasi 120 imprese, dà lavoro a oltre 10.200 addetti e genera un valore di 5,6 miliardi di euro) investe il 10% del proprio fatturato in ricerca e sviluppo per rendere gli impianti più moderni e sicuri e la pasta sempre più sostenibile e di qualità. Un valore aggiunto a cui i produttori non intendono rinunciare, neanche in un periodo come quello attuale. E su questo punto le aspettative del consumatore sono alte: secondo un’indagine Nielsen IQ sulla sostenibilità alimentare emerge non solo un maggior impegno a mangiare con un basso impatto ambientale (circa 1/3 delle emissioni di gas a effetto serra mondiali sono legate alle catene agroalimentari) ma anche una maggiore attenzione agli sprechi e al risparmio di packaging. E 1 italiano su 5 è disposto a spendere di più per una spesa sostenibile.

 

DAL 2013 RISPARMIATI 270.000 M3 DI ACQUA, PARI A CIRCA 2 ANFITEATRI FLAVII (COLOSSEO)

Gli investimenti in innovazione sono considerati strategici. Il 100% delle aziende in ambito alimentare li ritiene un nodo ineludibile: per 1 impresa su 2 è fondamentale, se non addirittura necessario, puntare sull’innovazione (Fonte: indagine Unione Italiana Food “L’industria alimentare italiana alla prova del futuro. L’innovazione come strategia per garantire cibo accessibile e sostenibile sulle tavole di domani”). E per quanto riguarda la pasta, con i soli investimenti effettuati nel comparto negli ultimi anni, i consumi idrici hanno subito un calo del 20% circa, i rifiuti recuperati sono circa il 95% del totale e l’emissione di anidride carbonica corrispondente (CO2) è diminuita del 21% circa. Per produrre un chilo di pasta, un pastificio usa non più di tre litri d’acqua. Secondo l’ultimo rapporto di sostenibilità di Unione Italiana Food (2020), nel periodo 2013-2019 nell’industria della pasta sono stati risparmiati 270.000 m3 di acqua (-4%), pari a circa 2 Anfiteatri Flavii (Colosseo), 69.000.000 kg di emissioni co2 (-11%) pari a circa 36.300 vetture e sono 19.500.000 kg i rifiuti recuperati (+33% pari a circa un comune di 39.000 abitanti).

 

Con un impatto ecologico dal campo alla tavola minimo rispetto ad altri alimenti, la pasta è il prototipo dell’alimento green – spiega Riccardo Felicetti, presidente dei Pastai Italiani di Unione Italiana FoodCome produttori di pasta, continuiamo ad esercitare un forte ruolo sociale, oltre che economico, e la responsabilità della nostra generazione è garantire al pianeta l’accesso a cibo di qualità, sano, sostenibile e accessibile. Attenzione però, la crisi dei costi energetici sta mettendo seriamente in ginocchio le nostre aziende e se non vengono adottate misure imminenti, drastiche ed efficaci, saremo presto costretti a chiudere parte delle linee di produzione. Non possiamo quindi essere lasciati soli in questo momento di costi energetici così esorbitanti da alterare completamente i bilanci delle aziende”.

 

DAL CHICCO AL PIATTO, L’IMPEGNO DEI PASTAI PER LA SOSTENIBILITÀ DELLA PASTA

Partiamo da un dato di fatto: il mondo ha sempre più voglia di pasta, specie se italiana. Oggi ne produciamo 3,9 milioni di tonnellate, ne esportiamo oltre la metà (circa 2,4 milioni di tonnellate) e 1 piatto di pasta su 4 mangiato nel mondo è prodotto in Italia. Per rispondere alla domanda globale e alla richiesta di pasta sempre più sostenibile e di qualità, sono stati realizzati impianti moderni e sofisticati che consentono tecniche di produzione avanzate con un limitato impatto ambientale e un’ottima resa qualitativa. Grazie agli investimenti in innovazione e a tecniche di produzione d’avanguardia, oggi, la coltivazione del frumento incide sul totale delle emissioni di anidride carbonica per il 37%. Discorso identico per l’imballaggio, (6% di CO2) che è costituito da materiali immediatamente riciclabili come il cartoncino o il classico film plastico. Anche la trasformazione, compresa anche la molitura, si attesta al di sotto del 15% delle emissioni di CO2 e la distribuzione si ritaglia una quota minima (4%) dell’impronta carbonica del pacco di pasta.

 

IL FUTURO? AGRICOLTURA DI PRECISIONE, IMPIANTI A METANO E PACKAGING COMPOSTABILE

L’agricoltura di precisione, con il supporto di piattaforme tecnologiche avanzate, è al centro dell’interesse di numerose aziende e si sta diffondendo rapidamente, proprio in un’ottica di maggiore sostenibilità, con piani di rotazione delle colture per conservare la fertilità del suolo e la riduzione di fertilizzanti e diserbanti con l’avvio di una certificazione ‘residuo zero‘. Per quanto riguarda il risparmio energetico, impianti di trigenerazione alimentati a metano permettono di produrre energia elettrica e, allo stesso tempo, energia termica per la fase di essicazione ed energia frigorifera per lo stoccaggio. Tra gli impegni enumerati, non mancano inoltre interventi per il miglioramento della gestione dei rifiuti e degli imballaggi secondari, quasi interamente avviati a recupero. Alcuni pastifici stanno facendo ricorso al packaging compostabile ottenuto da componenti biodegradabili. Si tratta di un incarto innovativo reso possibile grazie al lavoro congiunto di un pool di aziende tutto italiano, con il contributo scientifico dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo. L’incarto 100% compostabile è realizzato con materie prime derivanti dalla lavorazione di prodotti agricoli ed altre risorse compostabili. Si tratta di una confezione che va smaltita nell’umido che dopo un processo di compostaggio industriale, diventa compost cioè un terriccio fertile, impiegabile come fertilizzante del suolo. Per testare la tenuta della confezione, l’Università di Pollenzo ha effettuato dei test di degustazione, che hanno verificato in termini di sicurezza alimentare e tenuta le stesse performance di prodotti confezionati con la plastica tradizionale.

 

Fare impresa in questi anni significa confrontarsi con le grandi sfide ambientali e sociali che coinvolgono l’intera comunità – commenta Angelo Colussi, Presidente del gruppo Colussi/ Pasta Agnesi. Noi pastai, abbiamo coinvolto i nostri fornitori sui temi dello sviluppo sostenibile, ci siamo impegnati per ridurre l’impatto ambientale del nostro packaging, abbiamo potenziato le filiere agricole e abbiamo intrapreso importanti investimenti su impianti e tecnologie per evolvere la nostra struttura aziendale e migliorarci sempre di più. E anche in un futuro che si prospetta di grande incertezza, intendiamo andare avanti con il nostro impegno. Il nostro obiettivo è di aumentare la quantità di incarti sostenibili dei nostri prodotti, oltre che salvaguardarne la qualità e la freschezza che rimangono nostri asset fondamentali. Per verificarlo abbiamo vicino l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo”.

 

LA SOSTENIBILITÀ PASSA ANCHE DALLA COTTURA: 3 GESTI CHE FANNO LA DIFFERENZA

Anche un piccolo gesto quotidiano, come preparare un piatto di pasta, può fare la differenza. La modalità di cottura (che generalmente è il momento meno sostenibile di tutto il ciclo visto con un impatto del 38% circa sul totale dell’impronta carbonica durante l’intera filiera) può intervenire per limitare l’impatto ambientale della pasta. Usando il coperchio durante la fase di ebollizione si accelerano i tempi di cottura risparmiando fino al 6% di energia ed emissioni di CO2e (CO2 equivalente); cuocendo la pasta con 700 ml di acqua, invece del classico litro per 100 grammi, si risparmierebbe oltre il 30% di acqua, e si ridurrebbero del 13% energia ed emissioni di CO2e. Infine, con la cottura passiva si risparmierebbero energia e emissioni di CO2e fino al 47%. Se tutti gli italiani seguissero questi tre semplici accorgimenti ogni volta che cucinano la pasta si risparmierebbero in un anno fino a 44,6 chilowattora, 13,2 chili di CO2e e 69 litri di acqua. E se lo facessimo tutti, i risultati diventerebbero davvero importanti: risparmieremmo tra i 356 milioni e i 2,6 miliardi di chilowattora in un anno (pari a un secolo e mezzo di calcio in notturna in Europa, coppe comprese), 4.100 m³ di acqua, sufficienti a riempire 1640 piscine olimpioniche e fino a 776 chilotonnellate di CO2e, le emissioni di una macchina per 21 viaggi andata-ritorno tra la Terra e il Sole