Detox, diete del rientro e segreti per tornare in forma si rincorrono sul web. E cresce la tentazione di seguire diete poco affidabili che promettono miracolosi effetti dimagranti per asciugare il fisico dopo pranzi e cene delle feste. Non dimentichiamo però che l’organismo umano ha bisogno di essere correttamente nutrito per svolgere al meglio il suo lavoro ed è bene avere le idee chiare quando si decide di mettersi a dieta. Ecco quindi le risposte degli esperti, alle domande più comuni su pasta e dieta, da tenere a mente!
La pasta fa ingrassare? – Per stare bene il nostro organismo, ogni giorno, deve introdurre nelle giuste proporzioni proteine, grassi, zuccheri, vitamine, sali minerali, fibre vegetali e acqua. I carboidrati o zuccheri devono essere il primo e il più importante dei macronutrienti. Il 55-60% delle calorie totali di una dieta dovrebbe provenire dai carboidrati. Quelli complessi, come l’amido (il costituente principale della pasta), sono i migliori, e questo in ragione del loro ridotto indice glicemico. Un basso indice glicemico si traduce in una più prolungata sazietà, un peso migliore, un minore rischio di malattia. Nicola Sorrentino, Medico e nutrizionista, specializzato in Scienza dell’Alimentazione e Dietetica, Direttore della Columbus Clinic Diet
La pasta è consigliata per chi è a dieta? La facilità con cui i media disquisiscono su calorie, diete low-carb o low-fat è alquanto imbarazzante. Per i fruitori di queste informazioni sembrerebbe che l’alchimia di una sana nutrizione si basi esclusivamente su un mero calcolo matematico: “tolgo di qua e metto di là”, come se le calorie fossero tutte uguali e come se le calorie fossero l’unico parametro da considerare al momento di decidere quale regime alimentare scegliere. Una dieta deve fornire all’organismo tutti quei nutrienti di cui ha bisogno e i vari alimenti svolgono questa funzione in modo preciso. Non posso sostituire le mele con i pesci, la pasta con il burro, la frutta con la carne solo mantenendo il totale delle calorie invariate. Per non andare ad impattare eccessivamente sulla glicemia e sull’insulina non si devono abolire i carboidrati si deve imparare ad assumerli. Basta avere una attenzione all’indice glicemico, sul quale si può intervenire non solo scegliendo gli alimenti ma anche imparando a cuocerli e ad abbinarli (mangiare la pasta al dente con un sugo di funghi o asparagi ha un bassissimo impatto sulla glicemia post-prandiale). Luca Piretta, Specialista in Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, Specialista in Scienza della Nutrizione Umana. Dipartimento di Scienze Cliniche dell’Università “La Sapienza” di Roma
La pasta favorisce il picco glicemico dopo pasto? Per non andare ad impattare eccessivamente sulla glicemia e sull’insulina non si devono abolire i carboidrati si deve imparare ad assumerli. Basta avere una attenzione all’indice glicemico, sul quale si può intervenire non solo scegliendo gli alimenti ma anche imparando a cuocerli e ad abbinarli (mangiare la pasta al dente con un sugo di funghi o asparagi ha un bassissimo impatto sulla glicemia post-prandiale). Dopo una notte di digiuno compare irritabilità, difficoltà di concentrazione e di apprendimento e anche stanchezza. Si calcola che la quantità minima di carboidrati disponibili sufficiente a evitare lo stato di chetosi sia di 50-100 g/die e 130 g/die quella per assicurare al solo cervello la quantità di glucosio per svolgere le sue funzioni vitali. Pietro A.Migliaccio, Medico Nutrizionista, Specialista in Gastroenterologia Presidente della Società Italiana di Scienza dell’Alimentazione