Piace a tutti, in tutto il mondo. Ma qual è la pasta italiana a finire sulle tavole di tutto il mondo? A vincere nella sfida all’export soprattutto quella di semola di grano duro, che pesa per l’86% sul totale export. Il restante 14% è costituito da altre tipologie, che vanno da quella precotta a quella ripiena, a paste speciali spesso concepiti esclusivamente per il mercato estero (prodotte con utilizzo di altre farine o arricchite con vitamine e minerali). Interessante, in questo segmento dell’offerta, la performance realizzata dalla pasta ripiena e da quella precotta (complessivamente +10,3% in volume e +9,1% in valore), le cui vendite (per uso industriale o domestico) crescono soprattutto nel Regno Unito (+18%) e in Asia (+23%), dove Giappone, Hong Kong e Emirati Arabi Uniti sono i mercati più ricettivi.
Stringendo l’obiettivo sulla tradizionale pasta di semola di grano duro, a cambiare a seconda del paese di destinazione sono soprattutto il suo utilizzo, condimento e cottura. In questo caso, è ancora la qualità il plus dei pastai italiani rispetto ai competitor internazionali. Un primato che negli ultimi anni il gradimento, trasversale, verso formati maxi della tradizione regionale (paccheri, conchiglioni, fusilloni &co) ha contribuito a consolidare. Ma in alcuni casi aiutano anche design e naming mirati (l’Italia produce oltre 300 tipi di pasta, più della metà del totale mondo). E così, se negli Usa i “rotini” altri non sono se non la versione americana dei fusilli, in Russia spopola la “cresta di gallo”, un maccherone curvo rigato con una specie di cresta, che ricorda quella del gallo, ripiegata su un lato e prodotto solo per quel mercato.
Peraltro la domanda di pasta non si limita più al solo prodotto, ma si allarga a tutto il necessario per preparare un primo piatto all’italiana: sughi, pomodoro, olio d’oliva, aceto. E i pastifici italiani allargano il loro paniere di prodotti, per portare un pezzo della migliore Italia del gusto in terra straniera…
Solo grano duro – Vale la pena ricordare che la produzione di pasta Italiana che finisce sulle nostre tavole deve rispettare una legge di purezza, la legge 4 luglio 1967, n. 580, e successive modifiche (e in particolare il Decreto del Presidente della Repubblica 9 febbraio 2001, n. 187); queste norme prescrivono l’obbligo di produrre pasta da impasti ottenuti esclusivamente con sfarinati di grano duro semola, semolato e semola integrale.