Una dieta non vale l’altra. E non è solo una questione di salute. Le nostre scelte alimentari impattano sull’ambiente in cui viviamo e ed proprio il cibo a dare il contributo maggiore al cambiamento climatico, con il 31% del totale, superando il riscaldamento (23,6%) e i trasporti (18,5%)(Eating Planet, BCFN). I più consapevoli su questi temi sembrano essere i giovani sempre più inclini fare scelte più sostenibili: 6 ragazzi su 10 hanno un atteggiamento positivo nei confronti della sostenibilità (62%) e considerano le diete sostenibili – ovvero quelle che si basano sui principi della doppia piramide alimentare ambientale (modello che dimostra come gli alimenti alla base della Dieta Mediterranea salvaguardino la salute e, allo stesso tempo, l’ambiente) – sicure dal punto di vista nutrizionale (73%) e senza particolari ripercussioni sulla vita sociale (64%)(Vox Populi per BCFN).
I giovani amano la pasta (e la dieta mediterranea) –Ma come si pongono i Millennials rispetto alle loro scelte alimentari? Amano la pasta, la mangiano tutti i giorni (AIDEPI-DOXA) e propendono per scelte alimentari che tutelino ambiente e salute. Sempre secondo la recente ricerca BCFN i ragazzi (età 18 e i 30 anni) privilegiano a tavola cereali, olio di oliva, frutta e verdura, a seguire carne bianca e latticini, legumi, affettati e carni conservate, carni rosse e dolci. Più limitati, invece, appaiono i consumi di uova e pesce, bevande zuccherate e grassi.
Un atteggiamento che fa dei Millennials italiani, oltre che degli estimatori di pasta, dei veri e propri “Climatariani” (secondo una recente definizione del New York Times, che ha così voluto definire quanti seguono una dieta il cui obiettivo primario è quello di invertire il cambiamento climatico attraverso pratiche che vanno dalla predilezione di carni con limitate emissioni di gas all’utilizzo di ogni parte degli ingredienti utilizzati per limitare lo spreco alimentare)
Diete a confronto – Per poter stimare l’impatto sull’ambiente di un regime alimentare è utile fare un confronto fra 2 differenti menù giornalieri, entrambi equilibrati da un punto di vista nutrizionale (in termini sia di calorie, sia di apporto di nutrienti): un menù vegetariano e un menù di carne. L’impronta ecologica del primo menù è tre volte più basso del secondo: limitando le proteine animali a sole 2 volte a settimana, in linea con le raccomandazioni dei nutrizionisti, si possono risparmiare anche fino a 2.300 g di CO2 equivalente al giorno rispetto a un menù che prevede il consumo di carne tutti i giorni (Eating Planet, BCFN).
Pasta a basso impatto ambientale – Vale la pena ricordare che la pasta è uno degli alimenti più amici dell’ambiente: secondo il Rapporto di sostenibilità di AIDEPI, dal 2008 a oggi i consumi idrici si sono ridotti del 20% circa, i rifiuti recuperati sono arrivati al 95% del totale e l’emissione di CO2 equivalente è diminuita di circa il 21%. Dal campo alla tavola, l’impatto ambientale della pasta, compresa la fase di produzione e trasformazione è davvero basso: 1 mq globale (vale a dire la misura dell’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate durante la produzione) per porzione di pasta e la sua impronta ecologica è minima, appena 150 grammi di CO2 eq. Anche per quanto riguarda il consumo di acqua, la pasta è all’avanguardia. Basti pensare che un pastificio per produrre un chilo di pasta usa non più di 3 litri d’acqua.