Che gli italiani amassero la pasta non avevamo dubbi, che non amassero le diete low carb lo ha confermato una recente ricerca Doxa (il 70% dei connazionali le considera “un controsenso nel Paese della Dieta Mediterranea”, tanto che il 57% è convinto che non le seguirà mai) ma scopriamo che anche un’alta percentuale di americani rinuncia alle diete iperproteiche per amore della pasta. Ad essere precisi 4 americani su 10 hanno interrotto una dieta low carb perché per loro era difficile resistere al richiamo piacevole (e avallato dai nutrizionisti) della pasta e dei carboidrati.
We love pasta – L’eco mediatica delle tante diete low carb, infatti, non deve far perdere di vista un dato di fatto: il 77% degli americani mangia pasta almeno 1 volta la settimana mentre il 33% la mangia almeno 3 volte a settimana. Addirittura emerge che il 42% di quanti hanno provato ad approcciare una dieta a basso contenuto di carboidrati hanno scelto di abbandonarla proprio perché non riuscivano a rinunciare alla pasta (Kellen Company, Pasta Survey, 2011).
E mentre Michelle Obama si fa immortalare dal TIME con un piatto di spaghetti (per il settimanale, Cooking Light, dedicato a cibo, salute e corretta alimentazione (ne abbiamo già parlato qui), a segnare un cambio di tendenza in America a favore di pasta e dieta mediterranea arrivano le nuove Dietary guidelines USA.
Per la prima volta dal 1980, le linee guida, introducono l’importanza dell’impatto ambientale nella scelta del cibo da portare in tavola: la pasta, oltre ad essere nutrizionalmente valida, pratica e conveniente, può contare su un modello produttivo sostenibile nella gestione delle risorse naturali, con un packaging che permette un recupero al 100% dei materiali d’imballaggio e un’impronta ecologica minima (1 m² globale per una porzione da 80 grammi).
Si apre così un nuovo capitolo per il simbolo della dieta mediterranea, ieri piatto tipico arrivato nella valigia degli immigrati, oggi alimento vincente per insegnare agli americani a mangiare bene e sano.