L’Epifania che tutte le feste si porta via. Non prima di averci messo a tavola un’ultima gloriosa giornata prima del ritorno alla routine e l’inizio formale del nuovo anno. Cosa mangiano gli italiani durante l’Epifania? Scopriamo insieme le abitudini del 6 gennaio con una ricetta bonus.
Epifania e tradizione culinarie. Festività di origine pagana, l’Epifania, prima di diventare la giornata di adorazione dei Re Magi e combaciare con l’arrivo della befana, rappresentava per molti popoli antichi con l’inizio del nuovo anno. Per i Romani, ad esempio, tra la fine di dicembre e il 6 gennaio la dea Diana volava sui campi coltivati per renderli fertili, portando in regalo ai più piccoli della frutta o dei dolci antichi. È evidente, quindi, che il cibo ha da sempre rivestito un ruolo importante per le celebrazioni di questa festa. E oggi cosa si mangia il 6 gennaio in giro per l’Italia? In quasi tutte le regioni ci sono delle ricette della tradizione che continuano a vivere. E molte sono legate a dolci immancabili sulle tavole degli italiani, come la fugassa piemontese o la pastiera napoletana. E invece la pasta? Sicuramente la pasta fresca, ripiena o comunque ricca di condimenti per coronare la fine del periodo delle feste natalizio. Primi tra tutti rotolo ricotta e spinaci, cappelletti in brodo, cannelloni e ovviamente sua maestà, la lasagna.
La lasagna della befana. La storia della lasagna parte da molto lontano, addirittura dal primo secolo dopo Cristo durante il periodo etrusco romano. Le prime tracce sono in un formato di pasta detto lagana, una sfoglia sottile che derivava da un impasto a base di farina di grano, cotto al forno o sul fuoco. Oggi ovviamente la sua ricetta è stata codificata e viene realizzata nelle cucine di tutta Italia, ogni regione ci mette del proprio nella scelta degli ingredienti e nelle fasi della preparazione, ma di base resta il grande piatto che ci ha reso famosi nel mondo. E voi come la realizzate? Vi sveliamo una versione originale che viene realizzata nelle tavole dei genovesi, la gianca lasagna. Come dice il nome, che in dialetto significa lasagna bianca, è una pasta dai colori tenui, a causa dell’assenza di uova. Una pasta troppo ricca sarebbe risultata troppo pesante dopo i banchetti delle feste, quindi si è alleggerita la ricetta utilizzando farina e acqua. Il risultato è un impasto che richiama nel colore quello della neve, in passato presente nel genovese in questo periodo dell’anno. Nella gianca lasagna a base di acqua e farina è ammessa una deroga qualora si ritenesse necessario, relativa all’aggiunta di un uovo ogni tre etti di farina. Farina che può essere 00 o una miscela composta per metà da farina 00 e metà di grano duro. La quantità di acqua varia in funzione del tipo di farinaceo impiegato. Dopo aver realizzato l’impasto, come da classica prassi, è opportuno lasciarlo riposare al coperto per almeno 30 minuti. Le sfoglie, chiamate mandìlli de sæa, ossia fazzoletti di seta, sono molto difficili da stendere, operazione relegata a mano solo per le massaie più esperte (gli altri utilizzano una macchina). Il taglio è a forma di quadrati regolari che vengono poi bolliti in acqua salata. E il condimento? La tradizione dell’Epifania ligure vuole le lasagne bianche cotte direttamente nel brodo, in cui verranno poi servite a tavola ai commensali. Solamente in tempi più recenti sono stati aggiunti condimenti più ricchi come il pesto e la besciamella, implementando anche il passaggio in forno. Viva l’Epifania!