Sono passati 18 anni dalla prima, storica edizione di Napoli che ha fissato la data del 25 ottobre per celebrare l’alimento simbolo della dieta mediterranea. Da allora, la pasta la sua scommessa globale, l’ha vinta: la sua produzione è aumentata di quasi il 57%, passando da 9,1 a 14,3 milioni di tonnellate. Sono 48 (+77%) i Paesi a produrne in quantità accettabili (oltre 1.000 tonnellate) e ben 52 (erano 30 18 anni fa) quelli che ne consumano almeno 1 kg pro capite all’anno.
Testimonia la passione per la pasta anche il flusso, crescente e continuo, di notizie, ricette, tutorial, foto e video che la riguardano. Nel 2016 due ricerche scientifiche sono rimbalzate sui media e sui social network di tutto il mondo: uno studio italiano ha sfatato il falso mito per cui la pasta farebbe ingrassare, mentre ricercatori americani avrebbero scoperto l’esistenza del gusto della pasta, l’“amidoso”, associato al sapore dei carboidrati.
E certificano il “pasta comeback” anche gli esperti di Google: secondo l’ultimo Food Trends Report di marzo 2016, la pasta è stata più ricercata su Google di carne, riso, ortaggi e frutta in Italia Turchia, Giappone, Scandinavia, Polonia, Germania, Australia e Canada. Ed è tra i 5 food trends (+26% rispetto alla rilevazione precedente) negli USA, patria della carbofobia e delle diete iperproteiche. Negli States il formato di pasta che colleziona più click sono i “rigatoni” (sostenuti dalla Rigatoni pie, il timballo che fa tendenza) davanti a tortellini, linguine, penne e fusilli. Mentre le ricette più cliccate: pasta al ragù bolognese (stabilmente al primo posto), carbonara, pasta al sugo di pomodoro, amatriciana e primavera. A rompere il monopolio della tradizione, irrompe al secondo posto delle query la pasta alla vodka, un classico della cucina “di rottura” degli anni ’80 che vive oggi una seconda giovinezza.
Il boom della pasta in Russia – Sarà Mosca la sede dei festeggiamenti del World Pasta Day 2016, a rappresentare un mercato in crescita e ricordare l’importanza di questo Paese nella storia della pasta. Perché il mito della pasta è nato nell’Ottocento anche grazie al pregiato grano russo, che i pastai italiani di Napoli, Gragnano, Torre Annunziata e Imperia si facevano spedire via nave dal Mar Nero.
La diffusione della pasta in Russia è sorprendente. IPO – International Pasta Organisation rivela che nel 2015 ne sono state mangiate 1.106.000 tonnellate, per un consumo pro capite di 7,8 kg annui. Secondo uno studio di Romir Monitoring, ormai la consuma il 94% della popolazione, con una forte preferenza (79%) per quella di grano duro. Ma c’è ancora molto da fare per un prodotto che risente ancora di una forte stagionalità (i consumi si concentrano soprattutto in estate) e che ancora oggi può capitare di trovarsi proposto come contorno.
Per Riccardo Felicetti, Presidente dell’IPO, “I consumatori russi di Mosca e San Pietroburgo sono i più ‘evoluti’. Per loro la pasta di grano duro rappresenta un prodotto di eccellenza a un prezzo accessibile. Merito della fama della dieta mediterranea e del fascino della cucina italiana. Una situazione molto diversa da quella degli anni Ottanta, quando sono iniziate le prime grandi esportazioni di pasta verso il mercato russo. All’epoca era considerata soltanto un alimento economico e nutriente. Ora il costo è rimasto più o meno lo stesso, ma la percezione del prodotto è cambiata. E in meglio. La prossima sfida sarà farla incontrare con la tradizione gastronomica locale”.
Una prima occasione per fare cultura di prodotto arriverà il 25 ottobre, quando IPO e AIDEPI, in partnership con l’Italian Trade Agency di Mosca, riuniranno all’ombra del Cremlino oltre 200 tra pastai di tutto il mondo, rappresentanti della filiera, opinion leader scientifici, economici, media e blogger, per celebrare la pasta e i pregi nutrizionali di questo alimento sano e naturale, consumato ormai in tutti i continenti e accessibile a tutte le categorie sociali. Con l’incontro ai fornelli tra il top chef russo Vladimir Mukhin e il nostro Davide Scabin (che ha rilanciato la cottura ecologica della pasta in pentola a pressione), che racconteranno le potenzialità e le declinazioni della pasta nella cucina russa. E lo chef italiano a Mosca Valentino Bontempi preparerà per tutti una versione rivisitata delle Pennette alla vodka.
Frena l’export di pasta a Mosca si punta al rilancio – La Russia resta un mercato strategico per la pasta italiana, la più importata nel 2015 con 29mila tonnellate e un controvalore di 28,6 milioni di Euro. Ma embargo e crisi del Rublo hanno frenato la crescita a doppia cifra degli ultimi 6 anni. Rispetto al 2014 abbiamo esportato il 52% in meno, tornando su volumi e valori di cinque anni fa . E anche i primi 6 mesi del 2016 confermano la caduta (-31%).
“La Giornata Mondiale della pasta – afferma Paolo Barilla, presidente di AIDEPI (Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane – ci offre ancora una volta l’opportunità di raccontare questo alimento straordinario che per la sua capacità di superare confini culturali e geografici, si candida a cibo ideale per sfamare il mondo. Rispetto a 18 anni fa, anno del primo World Pasta Day, oggi sono quasi raddoppiati – passando da 30 a 52 – i Paesi del mondo dove se ne consuma più di 1 kg a testa. In Russia la pasta è considerata una scelta sana, naturale accessibile a tutte le categorie sociali e a basso impatto ambientale. La complessa situazione geopolitica ha bruscamente interrotto la crescita del nostro export verso questo Paese, ma noi pastai nella Russia continueremo a crederci e a investire. Ci sono ancora margini per rilanciare questo mercato e tornare a crescere.”
“La pasta è da sempre un asset importante nel paniere di prodotti agroalimentari che l’Italia esporta sul mercato russo, veicolando non solo ottime proprietà nutritive ma una parte importante della storia e cultura culinaria del nostro Paese” afferma Pier Paolo Celeste, Direttore dell’Agenzia ICE di Mosca. “Non a caso siamo storicamente il primo fornitore della Federazione.”
World’s Pasta Lovers – Se a Mosca la pasta è una tendenza, in Italia dimostra di essere … una certezza. Ancora una volta ci confermiamo paese leader per la produzione (con 3,2 milioni di tonnellate precediamo Usa, Turchia, Brasile e Russia). Siamo anche i più assidui consumatori, con 24 kg pro capite nel 2015, davanti a Tunisia (16 kg pro capite), Venezuela (12 kg) e Grecia (11,2 kg). Seguono poi i paesi in cui il consumo pro capite oscilla tra gli 8 e i 9 kg: Svizzera (9,2), USA e Argentina (8,8 kg) tallonati da Iran e Cile (8,5 kg). Con 7,8 kg pro capite, la Russia si attesta al decimo posto.
Pasta made in Italy: Germania primo mercato, Emirati Arabi e Far East i più promettenti – Nel 2015 l’Italia ha esportato 1,8 milioni di tonnellate di pasta, il 56% della produzione. La Germania si conferma il mercato principale per gradimento di pasta tricolore, con oltre 360mila tonnellate e un’incidenza di quasi il 20% del totale, un trend in crescita anche nel primo semestre 2016 (+2,3%). Seguono Regno Unito (257mila tonnellate), e Francia (239mila tonnellate). Sono gli USA il primo mercato di sbocco extraeuropeo (149 mila tonnellate con un’incidenza di 8,2% sul totale) seguiti dal Giappone (66 mila tonnellate e un peso del 3,6% sul totale).
Nei primi sette mesi del 2016, i mercati più dinamici per la pasta italiana sono stati: in Asia la Corea del Sud (+20,6%) e la Cina (+16,4%), mentre si è registrato un vero e proprio boom negli Emirati Arabi Uniti (+67%). Nelle Americhe l’exploit della Colombia (+22%) e le conferme di USA (+7,3%) e Canada (+6,7%).
Intanto in Europa la pasta italiana subisce (ma non troppo) l’effetto Brexit, registrando un -2,7% a volume in UK.
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