DIETE LOW CARB: per 7 italiani su 10 un controsenso nel paese della pasta

Toglieteci tutto ma non la pasta. Gli italiani, anche a dieta, non rinunciano ai carboidrati, che sono la colonna portante dell’alimentazione mediterranea. Lo rivela una ricerca Doxa (1000 casi rappresentativi della popolazione italiana) commissionata da AIDEPI  ̶  Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane  ̶  dal titolo “Diete low-carb: cosa ne pensano gli italiani”, che per la prima volta ha cercato di fare chiarezza sul reale impatto di queste diete “a basso contenuto di carboidrati”, come suggerisce il nome stesso, nel nostro Paese. Si scopre così che solo il 5% degli italiani ne ha sentito parlare, al di là del clamore mediatico suscitato da questi regimi dietetici, che da oltre 30 anni  promettono dimagrimenti “lampo”, demonizzando tutto ciò che deriva da grano e cereali.

Iperproteica? No, grazie –  Nonostante queste diete abbiano come testimonial personaggi famosi del mondo dello spettacolo, soltanto il 2% dei nostri connazionali ha dichiarato di aver seguito una dieta low- carb. Molto bassa (18%) è anche la percentuale di chi si dimostra interessato a seguirla in futuro, per lo più uomini che vivono in piccoli paesi del Centro e del Sud Italia. Di coloro poi che hanno sperimentato una delle tre diete low-carb più famose (nell’ordine: Zona, Dukan e Paleolitica), 1 su 3 si è dichiarato insoddisfatto, la metà perché non riusciva a fare a meno di pane e pasta e il resto perché non otteneva i risultati sperati.

Mediterranea, quella ideale – La dieta ideale resta, per il 72% degli italiani, quella Mediterranea, basata sui carboidrati di pane e pasta. La dieta iperproteica è considerata valida solo dall’11% del campione, mentre il 17% afferma di preferire quella vegetariana o addirittura vegana.

Se queste diete non fanno breccia in Italia è perché il 70% della popolazione le considera “un controsenso nel Paese della Dieta Mediterranea”, tanto che il 57% è convinto che non le seguirà mai.  Per il 53% degli italiani, infatti, è impossibile rinunciare alla pasta e al pane (45%). Alla pasta non sanno dire di “no” soprattutto gli uomini under 24, nativi dei piccoli centri del Mezzogiorno e delle isole. Per il 90% degli italiani la pasta non solo è buona, ma fa anche bene alla salute.

“La pasta resta uno dei capisaldi della nostra identità nazionale – afferma Paolo Barilla, Presidente di AIDEPI. Oltre ad essere il piatto preferito dalla stragrande maggioranza degli italiani, è sempre più amata anche all’estero, compresi gli Stati Uniti. Alcuni dati dovrebbero far riflettere: in Italia mangiamo in media circa 25 chili di pasta all’anno, tre volte più degli americani. Eppure il tasso di obesità tra gli adulti d’oltreoceano è intorno al 30%, tre volte quello italiano. Non è quindi la pasta a far ingrassare!”.

L’equivoco principale –  La principale accusa rivolta ai carboidrati da tutte le diete a base proteica, è di provocare picchi glicemici responsabili di una risposta sempre meno efficace all’insulina, favorendo malattie come diabete e obesità. Si tratta di un equivoco basato sulla differenza – esistente ma mai espressa – tra carboidrati semplici e complessi. Ma non è esatto.

I carboidrati complessi, a lento assorbimento, provocano un più graduale innalzamento della glicemia e contribuiscono a creare una sensazione di sazietà (che equivale a un indice glicemico basso).

Per fare degli esempi concreti, appartengono a questo gruppo la pasta cotta al dente, gli ortaggi e la frutta, tutti con indice glicemico (IG) al di sotto di 55.

L’indicazione della cottura al dente (come da nostra cultura) è fondamentale, visto che la cottura prolungata, attraverso una maggiore liberazione dell’amido, rende più rapida la digestione e più alto il picco glicemico postprandiale.

D’altra parte il controllo glicemico è favorito anche da un’alimentazione ad alto contenuto di carboidrati e fibre (più di 30 grammi di fibre al giorno e almeno il 50% idrosolubili).

In questo caso i cibi più ricchi di fibre sono: frutta, legumi, avena (fonti di fibre solubili); alimenti a base di cereali integrali, crusca di frumento e verdure (fonti di fibre insolubili).

 Il fallimento delle low-carb negli USA – Il palese insuccesso delle diete low-carb negli USA testimonia che non sono i carboidrati, tantomeno quelli complessi come la pasta, ad essere responsabili dell’obesità, bensì le calorie in eccesso. La pasta è infatti una componente chiave della Dieta Mediterranea, dichiarata patrimonio immateriale dell’Umanità dall’UNESCO nel 2011, in quanto è il modello alimentare che conferisce maggiori benefici per la salute, al punto da rendere gli italiani il popolo più longevo d’Europa.  E come indicato nella nota Piramide alimentare, i carboidrati ne rappresentano la base.

In un’epoca infatti in cui sono in aumento, in tutto il mondo, l’obesità e il diabete la pasta e altri alimenti a basso indice glicemico  potrebbero contribuire al controllo della glicemia e del peso, specialmente per chi ha qualche chilo di troppo. La pasta, poi, rappresenta una scelta nutrizionale valida per ogni fascia sociale, grazie alla sua accessibilità economica che va a sfatare un falso mito, ovvero che i cibi più sani siano quelli più costosi. Ma la pasta è così amata nel mondo soprattutto per la sua convivialità e versatilità, grazie alla capacità di abbinarsi a molteplici ingredienti, tipici di altrettanto svariati paesi e nazioni.