Diversi studi scientifici mostrano come, a causa della cosiddetta “amnesia infantile”, ricordiamo poco o nulla di ciò che ci è successo prima dei tre anni e mezzo di vita. Un crollo della memoria che la neuroscienza colloca tra i 6 e gli 8 anni, quando lo sviluppo del cervello “cancella” i vecchi ricordi per far posto ad altri. E a rimanere sono sensazioni, frammenti di immagini. E sapori.
Ecco perché la pasta è il cibo della memoria, spiegato dalla scienza.
- Carboidrati, combustibile della memoria – Secondo la ricerca Doxa-Aidepi, la pasta accende i ricordi più remoti degli italiani. E la scienza aggiunge che questo piatto è anche nutrimento ideale del cervello e della memoria. Secondo uno studio condotto dalla Tufts University del Massachusetts[i], una dieta ricca di carboidrati ha un impatto positivo sulla memoria e la concentrazione. Il principale combustibile del cervello proviene proprio dai carboidrati. Ecco perché una dieta a base di pasta, alimento ricco di amidi, gli consente di funzionare bene e produrre energia per le cellule nervose.
- Pasta, cibo della felicità (e dei ricordi felici) – 8 italiani su 10 associano il primo ricordo di pasta a momenti felici con genitori e nonni, all’accudimento ricevuto durante l’infanzia, agli affetti primari. Ma mangiandola ci sentiamo di buonumore anche perché la pasta contiene triptofano, un amminoacido essenziale che produce serotonina, neurotrasmettitore ad azione antidepressiva.
- Il gusto del bambino? Si forma nel pancione – Il senso del gusto, assieme all’olfatto, si sviluppa nel bambino già a partire dal quarto mese di gravidanza. Viene influenzato dal nostro patrimonio ereditario, ma anche da quello che la mamma mangia durante i 9 mesi di attesa o durante l’allattamento. Considerando che gli italiani (e le italiane) consumano in media 23 kg di pasta procapite all’anno, ecco che la “voglia di pasta” fa parte della nostra “programmazione”…
- … e si educa nei primi anni di vita – Proprio come accade in amore, anche per la memoria del gusto il coinvolgimento emotivo condiziona le preferenze alimentari. Ed è stata dimostrata l’influenza del contesto in cui si svolgono i pasti: cosa si porta in tavola forma corrette abitudini alimentari ma tutto il resto è altrettanto importante: come la gestione dei capricci o eventuali discussioni da tenere lontane dalla tavola. Insomma, a restare nella mente e sul palato non è solo il sapore di un cibo, ma anche il tempo passato a cucinare, i riti e le cerimonie che si costruiscono attorno ad ogni piatto. Che nel caso della pasta ha una iconografia particolarmente ricca (mattarello, scolapasta, lo spaghetto che si arrotola, etc).
- La pasta nell’alimentazione del bambino – La pasta (nella sua declinazione per la prima infanzia), è fondamentale per lo sviluppo del bambino e può essere introdotta molto presto nella dieta: in primis l’alimentazione lattea, dal contenuto energetico per il 50% costituito da grassi, non è più adeguata nel momento in cui il bambino inizia a muoversi e ad esplorare il mondo. Per il suo ottimale sviluppo muscolare, da questo momento ha invece bisogno di assumere energia a lento rilascio, di cui i carboidrati complessi della pasta sono una fonte ottimale. Inoltre, la pasta, nel suo formato più piccolo – la “pastina” – è, per la sua ridotta granulometria, lo strumento ideale per assistere il bambino nel processo graduale nel quale impara a mangiare da un cucchiaio, a spostare il cibo sul fondo della bocca e a deglutire. Lo sviluppo combinato del riflesso della masticazione e deglutizione è necessario per un adeguata introduzione del cibo solido, oltre che per l’innalzamento fisiologico dell’osso ioide e la trasformazione della cavità orale da “virtuale” a “reale”.
[i] “Low-carbohydrate weight-loss diets. Effects on cognition and mood” – Studio svolto nel 2009 dalla Tufts University di Medford, Massachusetts e pubblicato sulla rivista “Appetite”.