Test Salvagente sul glifosato: nessun rischio per la salute

La pasta e i prodotti da forno italiani sono sicuri. La presenza di tracce di glifosato nella misura trovata dalle analisi di Test- Salvagente non rappresenta alcun rischio per la salute. Le quantità rilevate sono così minime che non sarebbe possibile superare i limiti di sicurezza stabiliti dalle autorità sanitarie neppure mangiando 200 kg di cibo al giorno.

 Impossibile superare i limiti di sicurezza – Le leggi a tutela dei cittadini esistono e le analisi si fanno per scoprire chi supera i limiti imposti dalla legge: bene fa quindi la rivista Test Salvagente a portare all’attenzione dell’opinione pubblica la presenza di quantità irregolari di glifosato nell’acqua potabile.

Ma parlare di roulette russa per gli alimenti dove sono state trovate tracce minime di glifosato, ampiamente al di sotto dei limiti di legge rischia di disorientare il consumatore e non aiuta a riflettere su un tema importante come la sostenibilità della moderna agricoltura.

Basta fare due conti, sulla base dei dati ufficiali UE. Anche se in tutti gli alimenti che mangiamo quotidianamente ci fossero le quantità massime trovate nei vari campioni analizzati dalla rivista, non sarebbe possibile superare i limiti di sicurezza stabiliti dalle autorità sanitarie neppure mangiando 200 chili di cibo al giorno, per 365 giorni dell’anno. E un essere umano (nei paesi occidentali) ne consuma in media al massimo 3 o 4, compresi i liquidi.

Le analisi di Test-Salvagente hanno trovato tracce di glifosato in 12 campioni di alimenti sui 72 analizzati.

Non c’è da sorprendersi. il glifosato è molto utilizzato in agricoltura, a prescindere dalla zona di produzione della materia prima, e non è raro trovarlo negli alimenti. L’anno scorso l’EFSA ha trovato tracce di glifosato nel 13% degli alimenti analizzati. Non è comunque una notizia che deve preoccupare i consumatori: le autorità sanitarie infatti rassicurano sull’assenza di rischi per la salute in caso di presenza di tracce di glifosato al di sotto dei limiti di legge, fissati in modo cautelativo a tutela della salute. Nel caso della pasta, nei pochi campioni in cui è stato trovato, si tratta di tracce davvero minime, quasi al limite della rilevabilità (al massimo 0,160mg/kg), molto al di sotto di tutti i limiti massimi di residuo stabiliti dalle norme europee per gli alimenti.

Con queste tracce e in relazione al livello massimo di assunzione giornaliera di glifosato per l’uomo fissato dall’EFSA in 0,5 mg/kg, per assumere quantità di glifosato che possano costituire un rischio per la salute si dovrebbero mangiare più di 200 kg di pasta al giorno per tutti i 365 giorni dell’anno. Un consumo che non ha alcun riscontro nella realtà. Insomma le tracce riscontrate nella pasta sono così insignificanti che anche se mangiassimo tutti i giorni quasi 10 volte la pasta che consumiamo in un anno, saremmo ancora ben al di sotto dei limiti – cautelativi – fissati dalle norme europee. E si tratta di un calcolo prudenziale.

LA PASTA ITALIANA E I PRODOTTI DA FORNO ITALIANI SONO BUONI E SICURI. FAR CREDERE IL CONTRARIO, CREA INGIUSTIFICATO ALLARME NELL’OPINIONE PUBBLICA.

La pasta e i prodotti da forno sono sicuri e rispettano tutte le leggi imposte dalle autorità competenti e non sono dunque in nessun modo pericolosi per la salute del consumatore. Chi afferma il contrario disorienta il consumatore e rischia di danneggiare l’immagine di comparti strategici del made in Italy, come l’industria della pasta, che ogni anno produce 5 miliardi di euro di fatturato, e l’industria semoliera (2 miliardi di euro), che danno lavoro a migliaia di persone, anche nella prima fase della filiera produttiva. C’è qualcuno che non ha ancora capito che attaccando l’industria alla lunga danneggia se stessa. È la risposta congiunta di AIDEPI (Associazione Industrie del Dolce e della Pasta italiane) e di Italmopa (Associazione Industriali Mugnai d’Italia) ai risultati delle analisi diffusi oggi dalla rivista Test/Salvagente.

Non è possibile sostenere che siccome lo IARC ha inserito il glifosato nella categoria delle sostanze probabilmente cancerogene, allora non dovrebbe essere rinvenuto neppure come tracce negli alimenti. E’ noto infatti che l’eventuale effetto cancerogeno di un alimento o di una sostanza dipende da numerose variabili: la dose, il tempo e la frequenza di esposizione, fattori genetici: l’effetto di una sostanza può essere cancerogeno se viene assunta a una dose alta, studiata in laboratorio, ma non esserlo alla dose con cui l’uomo viene a contatto nella vita quotidiana. Sono quasi 200 le sostanze che lo IARC ha definito cancerogene o probabilmente cancerogene e non per questo ne viene vietata l’assunzione o l’esposizione. Quando leggiamo sui giornali che un alimento, una sostanza o un agente è entrata a far parte di una delle liste dello IARC dobbiamo chiederci anche a quali dosaggi e i tempi di assunzione ci si deve preoccupare dei suoi effetti. Per il glifosato la soglia di sicurezza al di sotto della quale non ci sono rischi per la salute è nota: si tratta del limite massimo di residuo negli alimenti stabilito dalle norme UE. Se questo limite non viene superato, la presenza di tracce di glifosato negli alimenti non rappresenta un rischio per salute.

D’altra parte i pareri scientifici sul glifosato sono discordanti. Secondo l’EFSA, che è l’organo di consulenza scientifica della Commissione Europea in materia di rischi associati alla catena alimentare, «è improbabile che il glifosato costituisca un pericolo di cancerogenicità per l’uomo». E il Parlamento Europeo ha recentemente invitato la Commissione ha prorogare di 7 anni l’autorizzazione all’utilizzo e alla commercializzazione in Europa di glifosato.

La posizione dei pastai – La posizione dell’industria della pasta sul glifosato e sulla questione del rinnovo all’autorizzazione al suo utilizzo in Europa è chiara: finché è autorizzato e gli agricoltori continuano ad utilizzarlo, continueremo ad assicurarci che lo usino correttamente e che il grano che acquistiamo dai nostri fornitori sia sicuro, e che non ci siano residui superiori ai livelli massimi consentiti dalla legge. Se cambiano le norme, saremo al fianco degli agricoltori per trovare nuove soluzioni, nell’interesse del consumatore. L’industria italiana della pasta e del dolce si è sempre ispirata al principio di precauzione quando si è trattato di tutelare la salute dei consumatori Siamo pronti a mettere in atto una strategia d’uscita dall’utilizzo del glifosato, prevedendone l’eliminazione nei contratti di acquisto di materia prima, nazionale e straniera. Ovviamente, non è possibile farlo dall’oggi al domani. Abbiamo tuttavia già avviato un confronto con le istituzioni convolte su questo tema, sia nell’ambito della cabina di regia sulla pasta, quindi con il MISE ed il MIPAAF, sia con il Ministero della Salute per creare un tavolo comune dedicato.

 

 

*Fonte: EFSA 2015. A novembre 2015 EFSA ha confermato in 0,5mg/kg di peso corporeo la Dose Giornaliera Ammissibile (DGA) di assunzione di glifosato attraverso gli alimenti. Il dato sul consumo di pasta è riferito alla DGA di un uomo del peso di 70 kg (pari a 35mg/giorno) ed è calcolato prendendo come riferimento la quantità massima di residuo di glifosato rilevato dalle analisi di Test-Salvagente nella pasta. http://www.efsa.europa.eu/it/press/news/151112