Sebbene in Italia oggi la pasta rappresenti appena il 3,5% in valore sul totale dello spreco domestico, da qui al 2025 si può fare ancora meglio. Dal World Pasta Day 2015 la sfida ai pasta lovers italiani per ridurre lo spreco domestico di pasta del 50%. E tutto inizia dai piccoli accorgimenti casalinghi.
Pasta amica dell’ambiente – I grandi cambiamenti possono iniziare da piccoli gesti. Come preparare un piatto di pasta. Il nostro piatto nazionale pesa appena il 3,5% in valore e un 12,5% in volume sul totale spreco domestico del nostro Paese e negli impatti sull’ambiente le percentuali scendono ad appena il 6,6% delle emissioni di CO2 totali e a un 8,6% dei consumi idrici.
La pasta è uno degli alimenti più amici dell’ambiente: secondo il Rapporto di sostenibilità di AIDEPI, dal 2008 a oggi i consumi idrici si sono ridotti del 20% circa, i rifiuti recuperati sono arrivati al 95% del totale e l’emissione di CO2 equivalente è diminuita di circa il 21%. E dal palcoscenico del World Pasta Day di Expo 2015, AIDEPI (Associazione delle Industrie della pasta e del Dolce Italiane) e IPO (International Pasta Organisation) lanciano una sfida a tutti i pasta lovers, che sono la quasi totalità degli italiani: fare proprio l’obiettivo che si è posto il Parlamento europeo di ridurre del 50% entro il 2025 la quantità di cibo gettato nella spazzatura. Per la pasta significa passare da circa 6 chilogrammi annui a famiglia a meno di 3… O, possibilmente, a zero.
Dal campo alla tavola, l’impatto ambientale della pasta, compresa la fase di produzione e trasformazione è davvero basso. Si parla di 1 mq globale (vale a dire la misura dell’area biologicamente produttiva di mare e di terra necessaria a rigenerare le risorse consumate durante la produzione) per porzione di pasta.
L’impronta ecologica di una porzione di pasta di 80 gr. è minima, appena 150 grammi di CO2 eq. Anche per quanto riguarda il consumo di acqua, la pasta è all’avanguardia. Basti pensare che un pastificio per produrre un chilo di pasta usa non più di 3 litri d’acqua.
Guardando in particolare alle emissioni di CO2 eq., ecco come risultano distribuite lungo il percorso dalla materia prima al piatto di pasta.
Nella fase di coltivazione del frumento duro (37% totale emissioni CO2), attraverso tecniche agronomiche studiate con la massima attenzione, le aziende agricole mettono in pratica sistemi di produzione che, rifacendosi a metodi tradizionali, quali ad esempio la rotazione colturale dei campi, hanno un basso impatto ambientale e un’ottima resa qualitativa, limitando, tra l’altro, l’utilizzo di fertilizzanti chimici.
L’imballaggio della pasta (6% delle emissioni di CO2 eq.) è costituito da materiali facilmente riciclabili – come il cartoncino o il classico film plastico – in modo da ridurre ancora di più l’impatto ambientale del consumo di pasta. Nella fase di produzione del pacco di pasta, l’impatto ambientale rimane davvero limitato: la trasformazione industriale, che include anche la molitura, si attesta al di sotto del 15% delle emissioni di CO2 eq. Anche la distribuzione si ritaglia una quota minima (4%) dell’impronta carbonica del pacco di pasta.
Riduzione dell’impatto ambientale? Inizia a casa – Scopriamo così che, diversamente da quanto si potrebbe pensare, è la fase di cottura a casa il passaggio che più può impattare sull’ambiente di tutto il ciclo della pasta, ben il 38% del totale dell’impronta carbonica lungo tutta la filiera.
Ecco i consigli pratici di IPO e AIDEPI per diminuire, anche se di poco, l’impatto sull’ambiente nella preparazione di un buon piatto di pasta:
- Utilizzate solo la quantità d’acqua necessaria, in media 1 litro per 100 grammi di pasta, ma se è corta ne serve il 30% in meno (700 ml).
- Usare sempre il coperchio sulla pentola per far bollire l’acqua in meno tempo e consumare meno gas.
- Non mettere mai il sale prima che l’acqua inizi a bollire, poiché si rallenterebbe il processo di ebollizione.
- Utilizzare l’acqua di cottura per innaffiare le piante in balcone ed evitare di sprecare nuove risorse idriche.